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EACS 2023
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31/10/2023 13:20 - 31/10/2023 13:23 #1
da LilaMod
Data: 18-21 ottobre 2023
Autore: NAM
LILA Onlus - Lega Italiana per la Lotta contro l'AIDS, in collaborazione con NAM , è lieta di fornirti la copertura scientifica ufficiale on-line della XIX Conferenza Europea sull'AIDS ( EACS 2023 ), che si terrà a Varsavia, Polonia, dal 18 al 21 ottobre 2023.
NAM sarà presente e riferirà sui temi chiave della Conferenza inviando bollettini riassuntivi in italiano, grazie alla collaborazione con LILA Onlus, via email.
EACS 2023 è stato creato da LilaMod
Data: 18-21 ottobre 2023
Autore: NAM
LILA Onlus - Lega Italiana per la Lotta contro l'AIDS, in collaborazione con NAM , è lieta di fornirti la copertura scientifica ufficiale on-line della XIX Conferenza Europea sull'AIDS ( EACS 2023 ), che si terrà a Varsavia, Polonia, dal 18 al 21 ottobre 2023.
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31/10/2023 13:25 - 31/10/2023 14:02 #2
da LilaMod
Risposta da LilaMod al topic EACS 2023
PRIMO BOLLETTINO
COVID-19, dopo l'infezione aumenta anche nelle persone con HIV il rischio di malattie cardiovascolari.
Le persone con infezione da HIV che hanno avuto il COVID-19 hanno un rischio del 35% più elevato rispetto ad altre persone HIV-positive di subire un evento cardiaco importante nel corso dell'anno successivo alla diagnosi: è quanto emerge da uno studio condotto in Spagna.
Svariati studi di ampia portata condotti sulla popolazione generale avevano già evidenziato come chi ha avuto il COVID-19 sia esposto a maggior rischio di incorrere in un evento cardiovascolare importante, per esempio un infarto, rispetto al resto della popolazione. Il rischio di nuovi eventi cardiovascolari dopo una diagnosi di COVID-19, però, non era finora stato specificamente studiato nelle persone con HIV.
Sintomi di PTSD osservati in un ambulatorio HIV di Amsterdam: interessano una persona su sette.
Un numero significativo di persone con un'infezione da HIV ben controllata in carico presso un ambulatorio HIV della capitale olandese presenta sintomi di disturbo post-traumatico da stress (designato anche con la sigla PTSD, dall'inglese post-traumatic stress disorder); lo ha riferito alla Conferenza Kevin Moody dell'Università di Amsterdam.
Il PTSD insorge in persone che hanno subito un evento traumatico e non sono in grado di elaborarlo correttamente. Questi eventi possono essere gravi infortuni, malattie o incidenti; episodi di abuso o violenza sessuale; lutti ripetuti; esperienze di rifiuto a causa di stigma o pregiudizio; traumi vissuti a causa di una guerra, di violenza politica o della migrazione forzata.
Francia, oltre sei su dieci migranti maschi omo- e bisessuali con HIV hanno acquisito l'infezione nel paese.
Alla Conferenza è stato presentato uno studio condotto su uomini omo- e bisessuali HIV-positivi nati all'estero che vivono in Francia, da cui è emerso che il 62% di loro hanno acquisito l'infezione da HIV dopo essersi trasferiti nel paese.
Lo studio, denominato GANYMEDE, ha coinvolto 1159 uomini omo- e bisessuali con HIV in cura nella regione di Parigi. I partecipanti avevano un'età media di 43 anni, vivevano in Francia in media da 18 anni ed erano in cura da sei anni. Circa la metà dei partecipanti è stata in grado di indicare quando avevano acquisito l'HIV; per l'altra metà, la data dell'infezione è stata ricavata dalle cartelle cliniche oppure stimata sulla base della conta dei CD4.
Tassi di fallimento terapeutico più elevati con la dual therapy a somministrazione intermittente.
In uno studio randomizzato controllato su un regime antiretrovirale a due farmaci (dual therapy) con somministrazione intermittente (solo quattro giorni la settimana), i tassi di soppressione virale sono risultati simili a quelli ottenuti con un regime giornaliero: quelli di fallimento virologico e di resistenza, però, con la modalità di trattamento intermittente erano più elevati. I risultati sono stati presentati in un poster alla Conferenza.
Gli autori dello studio avevano precedentemente ottenuto risultati promettenti con un regime a tre farmaci da assumere per soli cinque e quattro giorni consecutivi alla settimana. La somministrazione intermittente, argomentano i ricercatori, può ridurre gli effetti collaterali, abbassare i costi ed essere più pratica per chi deve assume il regime.
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COVID-19, dopo l'infezione aumenta anche nelle persone con HIV il rischio di malattie cardiovascolari.
Le persone con infezione da HIV che hanno avuto il COVID-19 hanno un rischio del 35% più elevato rispetto ad altre persone HIV-positive di subire un evento cardiaco importante nel corso dell'anno successivo alla diagnosi: è quanto emerge da uno studio condotto in Spagna.
Svariati studi di ampia portata condotti sulla popolazione generale avevano già evidenziato come chi ha avuto il COVID-19 sia esposto a maggior rischio di incorrere in un evento cardiovascolare importante, per esempio un infarto, rispetto al resto della popolazione. Il rischio di nuovi eventi cardiovascolari dopo una diagnosi di COVID-19, però, non era finora stato specificamente studiato nelle persone con HIV.
Sintomi di PTSD osservati in un ambulatorio HIV di Amsterdam: interessano una persona su sette.
Un numero significativo di persone con un'infezione da HIV ben controllata in carico presso un ambulatorio HIV della capitale olandese presenta sintomi di disturbo post-traumatico da stress (designato anche con la sigla PTSD, dall'inglese post-traumatic stress disorder); lo ha riferito alla Conferenza Kevin Moody dell'Università di Amsterdam.
Il PTSD insorge in persone che hanno subito un evento traumatico e non sono in grado di elaborarlo correttamente. Questi eventi possono essere gravi infortuni, malattie o incidenti; episodi di abuso o violenza sessuale; lutti ripetuti; esperienze di rifiuto a causa di stigma o pregiudizio; traumi vissuti a causa di una guerra, di violenza politica o della migrazione forzata.
Francia, oltre sei su dieci migranti maschi omo- e bisessuali con HIV hanno acquisito l'infezione nel paese.
Alla Conferenza è stato presentato uno studio condotto su uomini omo- e bisessuali HIV-positivi nati all'estero che vivono in Francia, da cui è emerso che il 62% di loro hanno acquisito l'infezione da HIV dopo essersi trasferiti nel paese.
Lo studio, denominato GANYMEDE, ha coinvolto 1159 uomini omo- e bisessuali con HIV in cura nella regione di Parigi. I partecipanti avevano un'età media di 43 anni, vivevano in Francia in media da 18 anni ed erano in cura da sei anni. Circa la metà dei partecipanti è stata in grado di indicare quando avevano acquisito l'HIV; per l'altra metà, la data dell'infezione è stata ricavata dalle cartelle cliniche oppure stimata sulla base della conta dei CD4.
Tassi di fallimento terapeutico più elevati con la dual therapy a somministrazione intermittente.
In uno studio randomizzato controllato su un regime antiretrovirale a due farmaci (dual therapy) con somministrazione intermittente (solo quattro giorni la settimana), i tassi di soppressione virale sono risultati simili a quelli ottenuti con un regime giornaliero: quelli di fallimento virologico e di resistenza, però, con la modalità di trattamento intermittente erano più elevati. I risultati sono stati presentati in un poster alla Conferenza.
Gli autori dello studio avevano precedentemente ottenuto risultati promettenti con un regime a tre farmaci da assumere per soli cinque e quattro giorni consecutivi alla settimana. La somministrazione intermittente, argomentano i ricercatori, può ridurre gli effetti collaterali, abbassare i costi ed essere più pratica per chi deve assume il regime.
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31/10/2023 14:04 - 31/10/2023 14:05 #3
da LilaMod
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SECONDO BOLLETTINO
Parigi, regimi con meno farmaci sempre più diffusi.
Quasi la metà delle persone con HIV in cura nel 2002 presso una delle maggiori strutture sanitarie specializzate di Parigi, in Francia, ha assunto un regime antiretrovirale composto da due soli farmaci o un regime con modalità di somministrazione intermittente. Tra il 2015 e il 2022, grazie alle strategie terapeutiche che prevedono la riduzione dei componenti dei regimi, i costi delle cure del paziente con HIV si sono quasi dimezzati. È quanto emerge da uno studio presentato dal dott. Luis Sagaon-Teyssier alla 19° Conferenza Europea sull'AIDS (EACS 2023), tenutasi la scorsa settimana a Varsavia, in Polonia.
Il fine delle strategie di riduzione è ridurre l'esposizione ai farmaci antiretrovirali. I regimi a due farmaci composti da dolutegravir più lamivudina (Dovato) o più rilpivirina (Juluca) si sono dimostrati efficaci nel sopprimere la carica virale quanto i regimi standard a tre farmaci.
Londra, sempre più persone con HIV optano per lo switch terapeutico.
Stando ai risultati di uno studio presentato alla Conferenza, rispetto a dieci anni fa è raddoppiata la frequenza con cui le persone con HIV decidono di cambiare regime di trattamento, forse in conseguenza della disponibilità di opzioni terapeutiche più sicure e la possibilità di attagliare i regimi alle esigenze individuali di ciascuno.
Il team di ricercatori che ha condotto lo studio ha raccolto i dati medici relativi a 10.905 persone con HIV in cura presso quattro centri specialistici di Londra, in Inghilterra, che hanno scelto di cambiare regime di trattamento tra agosto 2021 e gennaio 2022. Nel lasso di tempo considerato dallo studio sono stati effettuati 984 switch terapeutici, per un tasso annuale del 18%. Analogamente a dieci anni fa, la principale motivazione del cambio di regime è risultata l'intolleranza ai farmaci, alla base del 37% di tutti gli switch.
I ricercatori hanno anche calcolato i tassi di switch per tossicità differenziati per ciascun farmaco, riscontrando differenze notevoli.
Il dolutegravir potrebbe favorire la formazione di coaguli, con conseguenze per il rischio di ictus e infarto: lo segnalano i primi risultati di uno studio.
Il dolutegravir, un antiretrovirale d'elezione per il trattamento dell'HIV presente in molte formulazioni tra cui Dovato, Juluca e Triumeq, potrebbe causare un'indebita attivazione delle piastrine, portando alla formazione di coaguli di sangue.
Uno studio presentato alla Conferenza ha infatti riscontrato che, esponendole al dolutegravir nelle concentrazioni normalmente osservate nelle persone che lo assumono, le piastrine mostravano un'attività coagulativa più che triplicata.
Va precisato che si tratta di esperimenti "da laboratorio", per cui sarà necessario condurre ulteriori valutazioni cliniche su persone con infezione da HIV. Le piastrine sono cellule del sangue responsabili della coagulazione, che si attivano in risposta a stimoli, come una lesione, per riparare i tessuti danneggiati. L'iperattivazione piastrinica può però provocare un'indebita formazione di coaguli, potenzialmente aumentando il rischio di ictus, infarto e altri gravi disturbi.
L'indice di massa corporea è indicatore sufficiente per predire diabete e sindrome metabolica, dice uno studio italiano.
L'indice di massa corporea (IMC) sarebbe in grado di predire il rischio di diabete e sindrome metabolica nella persona con infezione da HIV con la stessa affidabilità dei più precisi test di distribuzione del grasso corporeo: è quanto emerge da uno studio italiano presentato alla Conferenza.
L'IMC, che si ottiene dividendo il peso corporeo in chilogrammi di un individuo per il quadrato della sua statura in metri, può essere utilizzato per predire il rischio di sviluppare diabete o sindrome metabolica (una qualsiasi combinazione di tre patologie tra dislipidemia, iperglicemia, ipertensione o obesità).L'IMC non fornisce però indicazioni circa la distribuzione del grasso corporeo e non distingue tra massa grassa e massa magra, ossia non dà la misura di quanto i muscoli contribuiscono alla massa corporea. Il grasso viscerale, quello che si accumula intorno agli organi, svolge infatti un ruolo molto più importante nello sviluppo di malattie cardiache rispetto al grasso sottocutaneo.
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Parigi, regimi con meno farmaci sempre più diffusi.
Quasi la metà delle persone con HIV in cura nel 2002 presso una delle maggiori strutture sanitarie specializzate di Parigi, in Francia, ha assunto un regime antiretrovirale composto da due soli farmaci o un regime con modalità di somministrazione intermittente. Tra il 2015 e il 2022, grazie alle strategie terapeutiche che prevedono la riduzione dei componenti dei regimi, i costi delle cure del paziente con HIV si sono quasi dimezzati. È quanto emerge da uno studio presentato dal dott. Luis Sagaon-Teyssier alla 19° Conferenza Europea sull'AIDS (EACS 2023), tenutasi la scorsa settimana a Varsavia, in Polonia.
Il fine delle strategie di riduzione è ridurre l'esposizione ai farmaci antiretrovirali. I regimi a due farmaci composti da dolutegravir più lamivudina (Dovato) o più rilpivirina (Juluca) si sono dimostrati efficaci nel sopprimere la carica virale quanto i regimi standard a tre farmaci.
Londra, sempre più persone con HIV optano per lo switch terapeutico.
Stando ai risultati di uno studio presentato alla Conferenza, rispetto a dieci anni fa è raddoppiata la frequenza con cui le persone con HIV decidono di cambiare regime di trattamento, forse in conseguenza della disponibilità di opzioni terapeutiche più sicure e la possibilità di attagliare i regimi alle esigenze individuali di ciascuno.
Il team di ricercatori che ha condotto lo studio ha raccolto i dati medici relativi a 10.905 persone con HIV in cura presso quattro centri specialistici di Londra, in Inghilterra, che hanno scelto di cambiare regime di trattamento tra agosto 2021 e gennaio 2022. Nel lasso di tempo considerato dallo studio sono stati effettuati 984 switch terapeutici, per un tasso annuale del 18%. Analogamente a dieci anni fa, la principale motivazione del cambio di regime è risultata l'intolleranza ai farmaci, alla base del 37% di tutti gli switch.
I ricercatori hanno anche calcolato i tassi di switch per tossicità differenziati per ciascun farmaco, riscontrando differenze notevoli.
Il dolutegravir potrebbe favorire la formazione di coaguli, con conseguenze per il rischio di ictus e infarto: lo segnalano i primi risultati di uno studio.
Il dolutegravir, un antiretrovirale d'elezione per il trattamento dell'HIV presente in molte formulazioni tra cui Dovato, Juluca e Triumeq, potrebbe causare un'indebita attivazione delle piastrine, portando alla formazione di coaguli di sangue.
Uno studio presentato alla Conferenza ha infatti riscontrato che, esponendole al dolutegravir nelle concentrazioni normalmente osservate nelle persone che lo assumono, le piastrine mostravano un'attività coagulativa più che triplicata.
Va precisato che si tratta di esperimenti "da laboratorio", per cui sarà necessario condurre ulteriori valutazioni cliniche su persone con infezione da HIV. Le piastrine sono cellule del sangue responsabili della coagulazione, che si attivano in risposta a stimoli, come una lesione, per riparare i tessuti danneggiati. L'iperattivazione piastrinica può però provocare un'indebita formazione di coaguli, potenzialmente aumentando il rischio di ictus, infarto e altri gravi disturbi.
L'indice di massa corporea è indicatore sufficiente per predire diabete e sindrome metabolica, dice uno studio italiano.
L'indice di massa corporea (IMC) sarebbe in grado di predire il rischio di diabete e sindrome metabolica nella persona con infezione da HIV con la stessa affidabilità dei più precisi test di distribuzione del grasso corporeo: è quanto emerge da uno studio italiano presentato alla Conferenza.
L'IMC, che si ottiene dividendo il peso corporeo in chilogrammi di un individuo per il quadrato della sua statura in metri, può essere utilizzato per predire il rischio di sviluppare diabete o sindrome metabolica (una qualsiasi combinazione di tre patologie tra dislipidemia, iperglicemia, ipertensione o obesità).L'IMC non fornisce però indicazioni circa la distribuzione del grasso corporeo e non distingue tra massa grassa e massa magra, ossia non dà la misura di quanto i muscoli contribuiscono alla massa corporea. Il grasso viscerale, quello che si accumula intorno agli organi, svolge infatti un ruolo molto più importante nello sviluppo di malattie cardiache rispetto al grasso sottocutaneo.
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31/10/2023 14:07 - 31/10/2023 14:08 #4
da LilaMod
Risposta da LilaMod al topic EACS 2023
BOLLETTINO CONCLUSIVO
Ucraina, servizi HIV resilienti ma sotto pressione.
Prevenzione, cura e trattamento dell'HIV sono per il momento ancora erogati con continuità in Ucraina, ma il paese fatica sempre di più a garantire taluni servizi e ormai dipende dai finanziamenti esterni. Olga Gvozdetska, vicedirettrice generale ad interim del Centro per la Salute Pubblica del Ministero della Salute ucraino, ha descritto la situazione del paese alla 19° Conferenza Europea sull'AIDS (EACS 2023), tenutasi la scorsa settimana a Varsavia, in Polonia. “Dal 24 febbraio 2021, con la guerra, è cambiato tutto,” ha detto.
Sono ormai 414 gli ospedali ucraini danneggiati o distrutti, e 254 gli operatori sanitari rimasti uccisi o gravemente feriti.
Lo stato dei servizi per l'HIV nelle aree occupate è sconosciuto. Nelle aree controllate dal governo, invece, le persone in terapia antiretrovirale (ART) sono passate dalle 130.000 del 2021 alle 121.000 di quest'anno. Anche le nuove diagnosi sono diminuite, da 16.658 nel 2021 a 12.292 nel 2022; mentre la percentuale di diagnosi tardive, intese come diagnosi fatte quando la conta dei CD4 era già inferiore a 350, è aumentata dal 56% al 65%.
Terapia iniettabile a lunga durata d'azione risulta altamente efficace in studi di coorte europei.
La combinazione di cabotegravir (Vocabria) e rilpivirina (Rekambys) è la prima terapia antiretrovirale disponibile in una formulazione iniettabile a lunga durata d'azione. Era stata approvata nell'Unione Europea nel 2020 per il trattamento dell'infezione da HIV in pazienti virosoppressi. A EACS 2023 sono stati presentati degli studi di coorte che ne confermano l'elevata efficacia.
Uno studio condotto nei Paesi Bassi ha mostrato che il trattamento iniettabile long-acting con cabotegravir e rilpivirina non comportava tassi più elevati di rebound virale al di sopra delle 200 copie. In cinque dei casi in cui si è verificato un rebound virale, tuttavia, i ricercatori hanno osservato lo sviluppo di una resistenza di alto livello a uno o a entrambi gli agenti iniettabili, il che potrebbe limitare drasticamente le future opzioni terapeutiche.
La coorte ATHENA è uno studio nazionale che segue quasi tutti i pazienti in cura per l'HIV nei Paesi Bassi. Alla Conferenza sono stati descritti gli outcome relativi a 619 partecipanti di ATHENA passati al trattamento iniettabile a lunga durata d'azione prima del settembre 2023.
Francia, le donne assumono la PrEP ma solo le donne transgender la continuano nel tempo.
Un poster della Conferenza mostra come la maggior parte delle donne in trattamento con la PrEP (farmaci assunti regolarmente per prevenire l'infezione da HIV) presso una struttura medica di Parigi siano transgender (il 60% del totale) e provengano dal Sudamerica (il 78% del totale). Come è emerso anche da molti altri studi sulla PrEP, le donne cisgender sono invece meno propense a continuare la PrEP per più di qualche mese.
Tra aprile 2017 e aprile 2023, sono state valutate per il trattamento con la PrEP 175 donne, di cui 161 l'hanno effettivamente iniziato. 97 erano transgender e 64 cisgender. La maggior parte (125) proveniva dal Sudamerica, 28 dalla Francia o da altre parti d'Europa e otto dall'Africa sub-sahariana. Ad aprile 2023, 90 donne avevano smesso di assumere la PrEP. L'analisi multivariata ha mostrato che le donne transgender avevano il 64% di probabilità in meno di interrompere il trattamento rispetto alle donne cisgender. Metà delle donne cisgender ha abbandonato la PrEP dopo soli cinque mesi; di contro, metà delle donne transgender l'ha interrotta non prima di 20 mesi da quando aveva iniziato ad assumerla.
L'inibitore di PD-1 budigalimab potrebbe essere in grado di ritardare il rebound virale.
Il budigalimab è un anticorpo monoclonale che inibisce un recettore presente sulla superficie delle cellule immunitarie, il PD-1. In un piccolo studio pilota presentato alla Conferenza, il suo impiego è risultato associato a ritardo nel rebound virale dell'HIV o a carica virale stabilmente bassa nella maggior parte dei pazienti che interrompevano l'assunzione di antiretrovirali.
Il PD-1 è un recettore identificato come 'checkpoint immunitario' presente sulle cellule immunitarie esauste (non più in grado di innescare risposte difensive). Normalmente, esso sopprime l'attività delle cellule T, impedendo al sistema immunitario di attaccare i tessuti dell'organismo; alcuni tumori, però, sono in grado di sfruttare il PD-1 per disattivare le risposte immunitarie contro le cellule maligne. Allo stesso modo, in presenza di infezione da HIV tipicamente si osserva una sovraregolazione del PD-1 e una risposta immunitaria attenuata da parte delle cellule T.
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Ucraina, servizi HIV resilienti ma sotto pressione.
Prevenzione, cura e trattamento dell'HIV sono per il momento ancora erogati con continuità in Ucraina, ma il paese fatica sempre di più a garantire taluni servizi e ormai dipende dai finanziamenti esterni. Olga Gvozdetska, vicedirettrice generale ad interim del Centro per la Salute Pubblica del Ministero della Salute ucraino, ha descritto la situazione del paese alla 19° Conferenza Europea sull'AIDS (EACS 2023), tenutasi la scorsa settimana a Varsavia, in Polonia. “Dal 24 febbraio 2021, con la guerra, è cambiato tutto,” ha detto.
Sono ormai 414 gli ospedali ucraini danneggiati o distrutti, e 254 gli operatori sanitari rimasti uccisi o gravemente feriti.
Lo stato dei servizi per l'HIV nelle aree occupate è sconosciuto. Nelle aree controllate dal governo, invece, le persone in terapia antiretrovirale (ART) sono passate dalle 130.000 del 2021 alle 121.000 di quest'anno. Anche le nuove diagnosi sono diminuite, da 16.658 nel 2021 a 12.292 nel 2022; mentre la percentuale di diagnosi tardive, intese come diagnosi fatte quando la conta dei CD4 era già inferiore a 350, è aumentata dal 56% al 65%.
Terapia iniettabile a lunga durata d'azione risulta altamente efficace in studi di coorte europei.
La combinazione di cabotegravir (Vocabria) e rilpivirina (Rekambys) è la prima terapia antiretrovirale disponibile in una formulazione iniettabile a lunga durata d'azione. Era stata approvata nell'Unione Europea nel 2020 per il trattamento dell'infezione da HIV in pazienti virosoppressi. A EACS 2023 sono stati presentati degli studi di coorte che ne confermano l'elevata efficacia.
Uno studio condotto nei Paesi Bassi ha mostrato che il trattamento iniettabile long-acting con cabotegravir e rilpivirina non comportava tassi più elevati di rebound virale al di sopra delle 200 copie. In cinque dei casi in cui si è verificato un rebound virale, tuttavia, i ricercatori hanno osservato lo sviluppo di una resistenza di alto livello a uno o a entrambi gli agenti iniettabili, il che potrebbe limitare drasticamente le future opzioni terapeutiche.
La coorte ATHENA è uno studio nazionale che segue quasi tutti i pazienti in cura per l'HIV nei Paesi Bassi. Alla Conferenza sono stati descritti gli outcome relativi a 619 partecipanti di ATHENA passati al trattamento iniettabile a lunga durata d'azione prima del settembre 2023.
Francia, le donne assumono la PrEP ma solo le donne transgender la continuano nel tempo.
Un poster della Conferenza mostra come la maggior parte delle donne in trattamento con la PrEP (farmaci assunti regolarmente per prevenire l'infezione da HIV) presso una struttura medica di Parigi siano transgender (il 60% del totale) e provengano dal Sudamerica (il 78% del totale). Come è emerso anche da molti altri studi sulla PrEP, le donne cisgender sono invece meno propense a continuare la PrEP per più di qualche mese.
Tra aprile 2017 e aprile 2023, sono state valutate per il trattamento con la PrEP 175 donne, di cui 161 l'hanno effettivamente iniziato. 97 erano transgender e 64 cisgender. La maggior parte (125) proveniva dal Sudamerica, 28 dalla Francia o da altre parti d'Europa e otto dall'Africa sub-sahariana. Ad aprile 2023, 90 donne avevano smesso di assumere la PrEP. L'analisi multivariata ha mostrato che le donne transgender avevano il 64% di probabilità in meno di interrompere il trattamento rispetto alle donne cisgender. Metà delle donne cisgender ha abbandonato la PrEP dopo soli cinque mesi; di contro, metà delle donne transgender l'ha interrotta non prima di 20 mesi da quando aveva iniziato ad assumerla.
L'inibitore di PD-1 budigalimab potrebbe essere in grado di ritardare il rebound virale.
Il budigalimab è un anticorpo monoclonale che inibisce un recettore presente sulla superficie delle cellule immunitarie, il PD-1. In un piccolo studio pilota presentato alla Conferenza, il suo impiego è risultato associato a ritardo nel rebound virale dell'HIV o a carica virale stabilmente bassa nella maggior parte dei pazienti che interrompevano l'assunzione di antiretrovirali.
Il PD-1 è un recettore identificato come 'checkpoint immunitario' presente sulle cellule immunitarie esauste (non più in grado di innescare risposte difensive). Normalmente, esso sopprime l'attività delle cellule T, impedendo al sistema immunitario di attaccare i tessuti dell'organismo; alcuni tumori, però, sono in grado di sfruttare il PD-1 per disattivare le risposte immunitarie contro le cellule maligne. Allo stesso modo, in presenza di infezione da HIV tipicamente si osserva una sovraregolazione del PD-1 e una risposta immunitaria attenuata da parte delle cellule T.
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